Padre Spartaco Marmugi, figlio di Emilio e di Giuseppina Viti, nacque a Sovigliana di
Vinci, Firenze, il 6.12.1916. Entró nel seminario del Pime in quel di Lucca quando
era ancora ragazzino. Fu ordinato prete nel 1939 e non poté partire per la missione
perché c’era in ballo la II guerra mondiale. Nel frattempo insegnó nei vari seminari:
filosofia, letteratura italiana, fisica e altro ancora. Nel 1946 fece parte della prima
spedizione dei missionari del PIME nell’allora Guinea Portoghese. Arrivarono a
Pentecoste del 1947. Dal 48 al 52 lavorò in Farim, tra vecchi cristiani, sempre
cercando uno sbocco verso chi ancora non aveva sentito parlare di Vangelo. Il 28
Gennaio del 52, insieme con il p. Luigi Andreoletti di Vilminore, Val di Scalve,
traslocò a Suzana, un villaggio interamente Felup, in zona Felup, dove riaprirono
una missione che aveva funzionato coi Francescani Portoghesi dal 1943 al 1944.
Vi rimase 22 anni, fino alla morte, avvenuta il 28.12.1973.
Si dedicò ai Felupes con fede, amore e intelligenza. Ne imparò la lingua,
insegnando in cambio mille lavori che sapeva fare: pesca, falegnameria, meccanica,
carpenteria, costruzione. A lui si deve l’attuale struttura della Missione di Suzana,
che costruì tra il 1964 e il 1970.
Soprattutto, il p. Spartaco Marmugi è il fondatore della chiesa tra i Felup. Per ben 17
anni camminò pazientemente con loro, cercando continuamente strade per far
passare la Parola, che traduceva in Felup; aspettando che chi accoglieva il
messaggio del Vangelo maturasse in modo da poterlo tradurre in pratica: una scelta
geniale, contrastata da molti, ma che si rivelò vincente. Ancora oggi stiamo
continuando sulle linee tracciate da lui.
L’ultimo anno della sua vita lo dedicò ad aprire un nuovo centro nel villaggio di
Katon. Fu osteggiato in tutti i modi dall’allora autorità coloniale e dovette
interrompere i lavori.
Ora la missione è là, con una comunità cristiana viva, come viva è la memoria di lui
in tutti i nostrivillaggi.
L'immaginetta dell'Ordinazione a Sacerdote
di Padre Spartaco Marmugi che un amico di
Sovigliana ha trovato nel messale della mamma.