Carissimi,
siamo ormai prossimi alla celebrazione della Pasqua, alla fine del percorso
quaresimale. Quest’anno abbiamo celebrato la Quaresima A, quella che prepara i catecumeni alla celebrazione dei sacramenti
della Iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione e Eucaristia). Rivivo così la gioia di quando accompagnavo i gruppi di
catecumeni alla celebrazione dei sacramenti e sentivo la fede crescere in me, ringiovanita dalla loro, i nuovi figli di Dio: era ed è
come una ventata di Primavera che lo Spirito soffia sulla Chiesa per svegliarla dal torpore che, come polvere si adagia sulle
convinzioni e su quelle verità che a suo tempo costituivano la risorsa cui attingere per dare slancio alla vita nuova, garantirne la
vitalità.
E’ proprio la vitalità che innerva e dà sapore alla nostra vita: quando questa si appanna, quella la ricarica, quando questa
sbiadisce, quella le dà una nuova luminosità.
Ascoltando notiziari e leggendo giornali ho l’impressione che la gente del nostro tempo abbia una vita stanca. Ma non per
lavoro, no. Non c’è niente che stanchi come l’ozio, il non sapere cosa fare, come la noia che toglie alla vita ogni sapore. Ditemi
pure che sono un ingenuo, che non sono capace di stare al mondo, che tanti anni in Africa mi hanno fatto perdere il senso della
vita che si vive oggigiorno
E’ forse vita quella vissuta in una specie di dormiveglia senza uno scopo, anzi con il solo fine di divertirsi, costi quel che costi?
Non ci sono soldi e spendiamo cifre da capogiro per “eventi” di tutti i tipi che etichettiamo di sportivi, culturali e via dicendo pur di
avere un pretesto per evadere. Ma evadere da che? Che cos’è che ci tiene prigionieri? Il covid? La guerra? L’inflazione? La
mancanza di prospettive per il futuro dei nostri giovani? I disastri delle “mutazioni climatiche”?
Ma fate il piacere! Ci riempiamo la bocca con questi diventati ormai luoghi comuni . . . e poi i ristoranti sono sempre pieni, gli
incassi per turismo e manifestazioni ludiche varie vanno battendo in successione tutti i record precedenti. E pretendiamo di
nasconderci dietro un dito a piangerci addosso….
E allora? Non è forse la paura del giudizio altrui che ci blocca, la paura di sembrare “strani”, di non essere “accettati”, di
“non rientrare negli schemi”? Ma se ci uniformiamo al “modello corrente”, come facciamo ad essere testimoni come ci vuole
Gesù?
Nel Battesimo abbiamo ricevuto dei “segni” che, proprio per il fatto che sono segni, indicano, significano qualcosa. Vi dice niente
il sale?
Mi dite subito che dà sapore al cibo, quindi indica il gusto: un piatto senza sale non “sa” di niente;
e una società senza cristiani di cosa sa? Senza un pizzico di sale il risotto è solo riso cotto.
Non è necessario fare gesti altisonanti: basta chiamare le cose con il loro nome.
Qualche domenica fa nella santa Messa abbiamo sentito proclamare quella pagina stupenda del Vangelo di Giovanni che ci
racconta il miracolo di Gesù che guarisce un tale nato cieco. Purtroppo
la pagina è un po’ lunghetta e di solito si proclama la versione ridotta. Leggete invece tutto il capitolo dal primo all’ultimo
versetto, cioè Jo. 9,1-41, bastano due minuti: è anche divertente vedere come quel povero mendicante cieco, che non è mai
potuto andare a scuola mette nel sacco tutti, a cominciare da quei professoroni che, in mancanza di argomenti, ricorrono alla
violenza per farlo tacere (un brutto vizio che non è ancora andato in pensione) e lui, l’ex cieco, proprio attraverso il suo
testimoniare semplicemente ciò che è accaduto, arriva alla fede, e che fede! E noi? Noi ci lamentiamo della mancanza di fede
(degli altri naturalmente), e poi?
Cristo che risorge ci suona la sveglia: su, su, aprite gli occhi, guardatevi attorno, su con la vita.
Ma come, mi direte, siamo martellati tutti i santi giorni da notizie di disastri, terremoti, guerre, alluvioni… E quella siccità di fronte
alla quale ci sentiamo tanto piccoli e indifesi! Dove le cerchiamo le notizie positive, quelle che ci fanno slargare il fiato e aprono il
cuore alla speranza?
Ve ne cito solo una: il volontariato, Ce lo invidiano tutti e noi ce lo scordiamo. Così siamo di nuovo qui, davanti ai “pacchetti “
turistici,, divertimenti vari e via dicendo: non vi sembra anche questo piuttosto deprimente?
E allora? Come: “allora?” Dov’è
che abbiamo lasciato la Pasqua?
Gesù Cristo è vivo! E allora tiriamolo in ballo, che sa “ballare” molto meglio
di noi!
Mi permettete di parlarvi di una piccola esperienza mia, proprio di
questi tempi? Ho ricevuto tante notizie negative circa la missione di Suzana,
dove ho in pratica speso tutta la mia vita. Qualcuno me l’ha fatto anche
osservare: ”Non prendertela, tutte le cose sono così: cominciano, marciano
per un po’, poi vanno a finire, non vedi?” Vedo, vedo, perbacco, non sono
mica sguercio! Io ringrazio chi me lo dice, perché mi ricorda che la
prospettiva da cui guardare è ben diversa: Cristo è risorto ed è vivo più che
mai. Anche nel suo caso i sapientoni del Sinedrio si stropicciavano le mani
“E anche questa è finita!”. Finita un corno. Lui è risorto e siamo daccapo: è
la vitalità dello Spirito Santo, quello lì non lo batte nessuno.
E Suzana? Suzana? Ve lo dico subito: Il prossimo 17 Maggio vigilia di
Pentecoste, a Kassolol viene ordinato Francisco Kalò Kajossa, prete
diocesano, il secondo di quella comunità, l’ottavo della nostra parrocchia di
Suzana; il 24 di Giugno sempre di quest’anno 2023 a Suzana sarà ordinato
il secondo prete di Katon, fratello del francescano padre Lucas; si tratta del
primo missionario prete del Pime della nostra parrocchia di Suzana, padre
Gabriel, che partirà per la missione di Macapà, alla foce del Rio delle
Amazzoni, Nord Brasile. Nel frattempo è già partito per la nuova missione
del Pime, in Tchad-Nord Camerun, il nostro Mattia della comunità di
Ehlalab, in vista di essere ordinato Diacono e poi Presbitero, dopo una
congrua preparazione più centrata su tale missione.
Già che ci siamo vi ricordo pure il padre Giacinto Baliu, fratello del prete
diocesano Marcos, Direttore del Liceo diocesano di Bissau, il quale
Giacinto è missionario della Congregazione dei padri Spiritani e già sta
lavorando in Gabon e Guinea Equatoriale.
Che ne dite? Mi meraviglio anch’io, guardo avanti e mi aspetto dell’altro, che
secondo me è già cominciato ed è un segno ancora più bello di vitalità.
State a sentire.
La missione di Suzana, con la mia partenza, è piombata in una crisi piuttosto grave. Era prevedibile, anzi era già cominciata, non
mi tiro indietro. Un complesso di motivi più o meno reali e molto intrecciati, anzi ingarbugliati. Io avevo già svegliato l’attenzione
con cicli di catechesi che percorrevano un po’ le varie comunità di tutto il Nuovo Testamento. Anche da qui ho continuato per un
po’, senza registrare progressi. In Diocesi, Vicario Generale e collaboratori, è nata l’idea di inviare sul posto il nostro primo prete,
Padre Abramo Ambessum di Kassolol, la sessantina inoltrata anche se ordinato nel ’92. Più volte, fin da quando lui era ancora in
Liceo, io avevo fatto presente al Vescovo Ferrazzetta che, quando Abramo tornava nella sua comunità per le vacanze, alla sua
ripartenza la lasciava come ringiovanita, più serena, più sveglia, più compatta. Non sarebbe diventato un pretino brillante e
magari colto, tutt’altro, ma avrebbe saputo il fatto suo. Ebbene, mi giunge notizia che il suo intervento è stato positivo, alcune
difficoltà si sono appianate, s’è fatto un po’ più di sereno. La gente ha riposto fiducia in lui che, anche per la sua età testimoniata
da qualche capello grigio, ai loro occhi è un anziano, un saggio. Ed è uno che prega. Punto.
Non vi pare che questa sia vitalità, quella vera, che viene dallo Spirito del Risorto? Non farebbe bene anche a noi?
Con il più sincero augurio di una Santa Pasqua, nella vitalità del Cristo Risorto
NOTIZIE DA KATON N.197 Marzo 2023
Rancio (Lecco) 17 Marzo 2023